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Il coraggio di Gaetano Santangelo più forte della “ragione di Stato”. Nel libro la narrazione della fuga.

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Può definirsi Stato di Diritto quel sistema che consente di mettere in isolamento per 56 giorni un ragazzo ancora minorenne in un carcere per adulti?

Ovviamente no.

Ma quello che è accaduto a Gaetano Santangelo e’ peggio: fermato perché ritenuto uno degli esecutori materiale della strage di Alkamar del 27.1.1976, sottoposto a torture da parte dei carabinieri di Alcamo, comandati da un ufficiale dai metodi sbrigativi, il capitano Giuseppe Russo, costretto ad ammettere una responsabilità per un fatto non commesso, l’omicidio di due carabinieri. Gaetano Santangelo era poco più che sedicenne.

Dopo un lungo iter processuale Santangelo e’ condannato, la sentenza però e’ illegale e per ciò si da alla fuga.

La Corte di Cassazione dopo venti anni dirà che ha fatto bene, fuggire da una sentenza ingiusta è un diritto, dunque ha diritto al risarcimento.

Il libro ripercorre la storia di uno degli errori giudiziari più gravi dal secondo dopoguerra, che grazie all’opera di  Progetto Innocenti e’ stato possibile scoprire.

La via di Gaetano Santangelo e’ stata fortemente compromessa dal depistaggio di uomini di stato indegni. La sua e’ una storia di sofferenze, di sconfitte e di vittoria, il danno e’ incalcolabile.

L’Arma dei Carabinieri non e’ stata adeguata ai suoi nobili compito.

La verità e’ più forte di ogni ragione di Stato.

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