La sentenza condivisa da WikiLeaks

 

I due giudici della Corte londinese, Victoria Sharp e Jeremy Johnson, hanno chiesto garanzie agli Stati Uniti: la decisione dell’Alta Corte britannica è stata quindi rinviata al 20 maggio. Nel frattempo il governo di Washington dovrà dimostrare che Assange può fare affidamento sul Primo Emendamento della costituzione americana, che protegge la libertà di parola. Inoltre non dovrà subire pregiudizi durante il processo o la sentenza per la sua nazionalità australiana e non dovrà rischiare la pena capitale.

«Se tali assicurazioni non verranno fornite, verrà concesso il permesso di ricorrere in appello e poi ci sarà un’udienza di appello» si legge in una sintesi della sentenza diffusa dalla Bbc.

Julian Assange, 52 anni, giornalista, programmatore e attivista australiano, è tra i fondatori dell’organizzazione divulgativa WikiLeaks, che nel novembre del 2010 diffuse documenti statunitensi secretati su crimini di guerra dell’esercito americano ricevuti dalla ex militare Chelsea Manning. I pubblici ministeri americani sostengono che Assange abbia incoraggiato e aiutato l’analista dell’intelligence dell’esercito americano Manning a rubare dispacci diplomatici e file militari pubblicati da WikiLeaks.

Durante un’udienza di due giorni il mese scorso, gli avvocati di Assange hanno sostenuto che si trattava di un giornalista che ha svelato i segreti e ha denunciato hgli illeciti dell’esercizio  americano in Iraq e Afghanistan. Mandarlo negli Stati Uniti, hanno detto, lo esporrebbe a un procedimento giudiziario motivato politicamente e rischierebbe un «flagrante diniego di giustizia».

Il governo degli Stati Uniti ha affermato che le azioni di Assange sono andate ben oltre quelle di un giornalista che raccoglie informazioni e mette a rischio vite umane nel suo tentativo di «sollecitare, rubare e pubblicare indiscriminatamente documenti governativi riservati». L’esperto informatico australiano è detenuto da cinque anni in un carcere di massima sicurezza britannico. La famiglia e i sostenitori di Assange sostengono che la sua salute fisica e mentale è stata messa a dura prova durante più di un decennio di battaglie legali, incluso il rifugio nell’ambasciata ecuadoriana a Londra dal 2012 al 2019 e l’accusa di molestie sessuali da parte di due donne svedesi, poi archiviata.

«Julian è un prigioniero politico e deve essere rilasciato» ha detto. Stella Assange, che ha sposato in prigione il fondatore di WikiLeaks nel 2022. Gli avvocati di Assange affermano che se condannato potrebbe rischiare fino a 175 anni di carcere, anche se le autorità americane hanno affermato che la pena sarà probabilmente molto più breve.