Progetto InnocentI

In Cassazione la proposta di legge Zuncheddu: un assegno per vittime di errori giudiziari o ingiusta detenzione

Oggi dopo l’assoluzione al termine di un processo di revisione o di scarcerazione per ingiusta detenzione la vittima resta senza risorse in attesa di un risarcimento che a volte necessita di 7-10 anni di tempo

Il Sole 24Ore, di Nicoletta Cottone

Ecco la proposta di legge Zuncheddu: un assegno per vittime di errori giudiziari o ingiusta detenzione

Una proposta di legge di iniziativa popolare per risarcire chi è stato ingiustamente condannato e poi assolto a seguito di un processo di revisione o per chi è stato vittima di ingiusta detenzione. Dopo l’assoluzione o la scarcerazione si resta senza alcun sostegno da parte dello Stato e chi, come Beniamino Zuncheddu, dopo quasi 33 anni di carcere senza aver commesso reati, non ha avuto la possibilità di avere un lavoro e, di conseguenza, di avere una pensione, resta senza risorse per vivere. La proposta di legge di iniziativa popolare nasce proprio dal caso di Beniamino Zuncheddu, vittima senza colpa di una girandola di falsità, ingiustamente condannato in via definitiva all’ergastolo, accusato di un triplice omicidio che si consumato nel 1991 in Sardegna, nelle campagne di Sinnai. Irene Testa, tesoriera del Partito radicale è promotrice insieme a Gaia Tortora e ad altre dieci vittime di errori giudiziari della proposta di legge di iniziativa popolare presentata il 10 gennaio in Cassazione. Ora si avvia l’iter di raccolta delle firme.

Coinvolte quasi mille persone l’anno

Quello degli errori giudiziari e dell’ingiusta detenzione è un fenomeno terribile, che sconvolge la vita di migliaia di persone. Dal 1991 al 31 dicembre 2023 ha coinvolto 31.397 persone, poco meno di mille persone l’anno, esattamente 951 l’anno. «È una proposta di legge di cui si sente l’urgenza – spiega Irene Testa – per le migliaia di persone alle quali è stata rovinata la vita. Vittime, come Beniamino Zuncheddu, che vengono lasciate senza nessun tipo di sostegno. E se non si ha la fortuna di una famiglia alle spalle o di qualcuno che possa fornire un sostegno, le persone una volta assolte sono costrette a indebitarsi per sopravvivere. Non hanno lavoro, non è facile reinserirsi e l’iter giudiziario ha già contribuito a svuotare spesso i conti di queste persone».

Il sostegno previsto dalla proposta di legge

«É una proposta di buon senso, che prevede un assegno mensile fino alla data della sentenza di risarcimento del danno. Un modo per far sì che i giudici che devono deliberare per il risarcimento agiscano in tempi rapidi. Ora una persona alla quale è stata rubata la vita, aspetta magari sette, dieci anni per vedere riconosciuto un risarcimento. Questo è inaccettabile per una persona alla quale è stata rubata la vita. Beniamino Zuncheddu, per esempio, è stato messo in carcere a 26 anni e lo hanno tirato fuori a 60 anni e gli hanno detto “adesso arrangiati”». La proposta di legge di iniziativa popolare prevede una rendita mensile provvisoria e immediatamente esecutiva, pari al doppio dell’assegno sociale, a valere sui fondi della Cassa delle ammende, che spetta all’imputato che abbia preannunciato la presentazione della domanda di riparazione, prosciolto perchè il fatto non sussiste, per non aver commesso il fatto, perchè il fatto non costituisce reato o non è previsto dalla legge come reato. «La durata – recita il disegno di legge – non può essere inferiore al doppio della durata di espiazione della pena e della custodia cautelare sofferta». Un diritto che si estingue se non viene presentata la domanda di riparazione nei termini previsti dalla legge.

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