La richiesta di revisione avanzata da Tramonte Maurizio avverso la sentenza di condanna all’ergastolo della Corte di Assise di Appello di Milano del 2015 è ammessa. Questa la sentenza letta dal presidente della seconda sezione della Corte, Giulio Deantoni, dopo una lunga camera di consiglio. Il prossimo 8 luglio, dunque, si riapre il processo nei confronti dell’ergastolano, che già in precedenza, proprio a Brescia, era stato assolto in primo e secondo grado.
La revisione avanzata dagli avvocati Baldassare Lauria e Pardo Cellini, della Fondazione Giuseppe Gulotta, è supportata da nuove prove che dimostrano l’erroneità del giudizio dei giudici milanesi che avevano ritenuto TRAMONTE presente fisicamente in piazza stella loggia la mattina della strage, il 28.5.1974. Secondo quei giudici, infatti, la presenza di Maurizio Tramonte sul luogo della strage dimostrava la conoscenza, da parte del medesimo, del progetto stragista ideato da Carlo Maria Maggi, e dunque dimostrava l’infedeltà nei confronti dei Servizi segreti del generale Vito Miceli con il quale il Tramonte aveva collaborato offrendo loro informazioni sull’organizzazione del gruppo politico di estrema destra dello stesso Maggi.
Il Procuratore Generale, Guido Rispoli, aveva chiesto l’inammissibilità della richiesta assumendo la marginalità della circostanza nell’economia del giudizio della Corte milanese. In effetti, però, era stata la Corte di Cassazione con la sentenza del 2014, che aveva annullato l’assoluzione delle Corti di assisi bresciane, a ritenere la centralità del tema. La presenza di Tramonte in piazza della loggia il giorno della strage, secondo la corte di cassazione, aveva infatti un formidabile significato probatorio giacché dimostrava come nella riunione di Abano Terme del 25.5.1974, cui si riteneva avesse partecipato Tramonte, erano stati messi a punto i dettagli della strage.
Adesso tutto torna in discussione, Maurizio Tramonte torna ad esser imputato. Nella sua dichiarazione resa alla Corte Tramonte ha ribadito la sua innocenza, dicendosi vittima di un depistaggio.
“L’ammissione della revisione segna la regressione del giudicato di condanna ad un momento antecedente, quello della cognizione. E’ un momento eccezionale perché dimostra la persuasività delle prove nuove e l’attitudine di esse ad incrinare la sentenza di condanna” ha dichiarato l’Avv. Baldassare Lauria.
“Tramonte Maurizio era un semplice informatore dei servizi segreti, non ebbe alcun ruolo nel progetto stragista, la sua condanna è un monumento all’ ingiustizia che offende le legittime istanze di verità delle persone offese e della città di Brescia, tutta” hanno aggiunto i difensori.